L’artista, o gli artisti, che li ha fusi nel V secolo avanti cristo li ha fatti superbi, bellissimi, immortali.
Il motivo oscuro che li ha sommersi, li ha protetti per più di 2000 anni, soprattutto sottraendoli alla grande fame di bronzo che, in tutta l’antichità, ha trasformato quasi tutte le statue greche in armi e cannoni.
Museo Nazionale Magna Grecia
La Calabria oggi li ospita nelle sale del Museo Nazionale della Magna Grecia, un luogo perfetto per riposare: fresco, tranquillo e poco frequentato.
Chiedete in giro se qualcuno ha visto “vis a vis” i Bronzi: in pochi diranno “Io si” E dal loro sguardo si capirà quanto emozionante deve essere stato l’incontro. Il fatto è che se la Calabria è lontana, Reggio Calabria è lontanissima. Bisogna proprio impegnarsi per andare a vedere i Bronzi, non è che puoi dire “Già che sono lì vado un attimo a vedere i Bronzi”. “Faccio un week end a Reggio Calabria e vedo i Bronzi”. “C’è la biennale e ne approfitto per vedere i Bronzi”. No: non ci sono collegamenti veloci, Freccerosse, smart car, bike sharing, mostre internazionali, settimane della moda, saloni del mobile, festival della canzone. A Reggio Calabria ci sono solo i Bronzi.
Meglio così! A chi dice che sono sottoesposti, svantaggiati, non valorizzati risponderei di andare a vedere come stanno messi il David a Firenze o la Monna Lisa a Parigi, con orde di cino-spano-nippo-indo-inglo turisti che non sanno nemmeno dove sono, che non guardano nulla se non lo schermo dello smarphone, che mangiano o si levano le scarpe e si fanno selfie in cento davanti alle meraviglie del genio umano. Cosa penserà la Monna Lisa, cosa penserà il David di noi, dell’umanità, sempre, costantemente costretti come sono a intrattenere queste orde di ignoranti? Forse esagero, non sono tutti ignoranti; il rollatore di hot dog, esperto di barbecue di Houston viene a Firenze o a Venezia spinto dal sacro fuoco dell’arte. Ma allora perché non va ad ammirare i Bronzi di Riace? Perché è ignorante!
Ma va bene così. Ho visto i Bronzi in una sala vuota, luminosa, silenziosa. Li ho guardati da ogni angolazione, per ore. Me ne sono andata e poi sono tornata, mi sono commossa, ho parlato loro, li ho interrogati e mi hanno risposto. Li avevo già visti nel 1980, a Firenze. Dalla Calabria, infatti, i Bronzi avevano dovuto emigrare, per curarsi, proprio come tanti calabresi: gli strumenti degli archeologi del sud non erano abbastanza affinati per operare su tali inestimabili tesori e 2000 anni in acqua li avevano molto provati. Dopo il lunghissimo restauro i fiorentini ebbero il permesso di esporli per sei mesi prima di restituirli ai calabresi, in segno di ringraziamento. Li ho visti nel 1980, ero piccola, non capivo, c’era caos, lunghe file. Ma li ho conosciuti molto più tardi, in Calabria, a Reggio.
Perché sono così straordinari i Bronzi?
Sono statue originali del V secolo. Due delle rarissime statue del periodo classico. Come vi dicevo quasi nessuna è riuscita ad arrivare fino a noi: i Greci fondevano il bronzo per le loro sculture. Il marmo per loro era un materiale inerte, buono per l’architettura non certo per la scultura. Le statue in marmo greche sono parti di elementi architettonici per i frontoni, metope o colonne dei templi. Le statue erano in bronzo e nei secoli bui del medioevo e poi della dominazione turca tutto è scomparso per farne armi. I Bronzi si sono salvati perché la nave che li trasportava dalla Grecia per qualche motivo ha abbandonato il carico; non si è trattato di un naufragio perché i Bronzi erano soli sotto il mare. Anche l’Auriga di Delfi, altra statua splendida in bronzo del V secolo arrivata fino a noi, si è salvata dalla fusione perché rimasta in tempi antichi sotto una frana.
L’uomo nudo in piedi che guarda il mondo dalla sua statura e sfida il cielo era la prova più esaltante per l’artista antico. I Bronzi, poi, portano impressi nel corpo gli incredibili passi avanti che l’arte greca classica aveva operato sul passato: la loro postura è a chiasmo, con una gamba tesa e l’altra flessa in avanti ed il bacino, di conseguenza, è mosso, un fianco in alto, l’altro basso. Questa è stata una rivoluzione nell’arte: dalle figure rigide, fisse, frontali, bidimensionali degli Egiziani, degli Assiri dei greci arcaici, si arriva alla naturalezza di uomini veri, che sottostanno alle leggi di gravità; le statue abbandonano la loro immobilità, si protendono in avanti, accennano un passo.. e si trasformano in uomini.
L’artista ha modellato i Bronzi fin nei minimi particolari: i loro denti e ogni singolo ciglio sono d’argento, i capezzoli e le labbra di rame, le sclere degli occhi sono d’avorio. Non si sa chi siano i Bronzi e nemmeno se sono coevi, ed è rimasto un mistero il motivo del loro viaggio dalla madre patria alla Magna Grecia o a Roma: erano stati razziati, donati o comprati? Da chi e a chi? I Bronzi hanno custodito il loro segreto.
La Calabria custodisce gelosamente i suoi Bronzi, tornati alla luce dai fondali marini nel 1972. I Reggini, poi, li proteggono e li difendono come se fossero i loro figli o forse i loro padri e si sono sempre opposti all’idea malsana di qualche megalomane, come Berlusconi o Renzi che volevano deportarli al G8 dell’Aquila o all’Expo di Milano, o storico dell’arte come Sgarbi, che premono da sempre per portarli via, per valorizzarli, dicono. Ma i calabresi non sono mai stati egoisti o possessivi coi Bronzi: quando si accorsero di non poter restaurarli adeguatamente per via dell’arretratezza dei loro laboratori, li mandarono a Firenze, dove rimasero lunghi anni fino al 1980. Hanno costruito un bellissimo museo, tutto per loro, hanno il diritto di custodirli: i Bronzi sono calabresi, la Calabria è la casa dei Bronzi.
Se non ci credete guardate la fotografia che ritrae uno dei Bronzi appena riemerso: gli abitanti di Riace lo trasportano in una lettiga, in tanti: lo sorreggono, lo sfiorano, proprio come fosse un uomo, salvato da un naufragio o strappato alle macerie di un terremoto.
L’amore che lega i Bronzi alla loro terra è indissolubile, quindi fate armi e bagagli e partite: la montagna non andrà a Maometto.