Chi, come me, ha la Calabria dentro, vive col cuore diviso in due. Nessun luogo al mondo – nessuno – potrà mai competere con la struggente bellezza di questa terra. Nessun mare potrà sembrargli così azzurro o tramonto così infuocato, nessuna foresta così selvaggia, nessun profumo così intenso, di oleadro, pitosforo, elicriso, mirto, timo, rosmarino. La Calabria è uno stato dell’essere, fonte di infinita saudade, il paradiso perduto: così vicina per chi vive al nord, eppure così lontana, sconosciuta, inafferrabile. Il mondo alla fine del mondo, nel mezzo del mare per antonomasia: il Mediterraneo.
Stare in vacanza in Italia e andare in Calabria
Hai voglia a prendere mille aerei: Mar Rosso, Caraibi, Maldive, Polinesia, Kenia, Tel Aviv. Ovunque andrà, chi ha la Calabria dentro, non potrà mai sentirsi appagato e, appena messo piede in spiagge esotiche e patinate, con bungalow con l’’aria condizionata, l’aperitivo in spiaggia, l’happy hour, l’animazione e i massaggi tantrici, comincerà ad interrogarsi: “Ma che ci faccio qui? Tutta ‘sta strada: jet lag, profilassi antimalariche, check in, passaporti e bagagli persi e tutto quello che cerco è lì, in Italia, a casa, disteso al sole lungo la Salerno – Reggio Calabria”.
780 chilometri di costa, per la maggior parte, per la stragrande parte, totalmente incontaminata. Spiagge larghissime ed interminabili, deserte anche ad agosto. Spiagge di sabbia finissima o di pietrine e pomici, testimonianza di sconosciute eruzioni, che sfrigolano alle onde; di falesie e scogliere che formano archi e ponti di roccia. Davanti il blu più profondo, di fondali che in pochi metri raggiungono l’abisso; dietro la macchia mediterranea, abitata da serpi, uccelli, lucertole e cicale a trilioni, che ti assordano inesorabili col loro canto implacabile.
Disteso in questa meraviglia, circondato da un ambiente che si conserva identico a quello che accolse i primi coloni greci nell’VIII secolo avanti Cristo, ci si sente fuori dal proprio tempo e dalla modernità. Potrebbe arrivare una nave rotonda di pino e giunchi, con le vele spiegate e la prua in quercia, appuntita e decorata coi grandi occhioni apotropaici. Potrebbero scenderne coloni ed ecisti greci guidati dall’oracolo, carichi di anfore e zappe per dissodare la terra, col fuoco sacro della madrepatria, e ciò non desterebbe nessuno stupore. La Calabria è ferma nel tempo; è un fossile vivente, una Bella Addormentata giunta inalterata fino a noi, attraverso i secoli e gli imperi.
Calabria poco servita dai collegamenti
La Calabria è lontana, oggi più di ieri. Al centro del Mediterraneo e parte integrante dell’Europa è più difficilmente raggiungibile da Milano di New York e Tokio. Ma la Calabria è generosa, e ricompensa i pochi decisi a raggiungerla, attraverso le rotte disconnesse ed arretrate che portano fino a lei, con straordinari tesori: natura, cibo, arte e musica che mai più dimenticheranno.
Eh si, perché il turista, il pazzo, che da Milano volesse raggiungere Tropea, Lamezia o Praia a Mare, per tacere Reggio Calabria, avrebbe davanti a se un esodo che manco Mosè o Ulisse. In treno, tra ritardi, rallentamenti, scioperi, deviazioni e cambi, dovrebbe mettere in conto almeno dalle 10 alle 20 ore di viaggio: 1000 chilometri scarsi da percorrere alla velocità del mulo o del carro trainato da buoi. Collegamenti aerei? Scarsi e discontinui fino all’aeroporto di Lamezia o Reggio Calabria, per poi trovarsi appiedato e con scarse possibilità di movimento locale (affittare macchine o motorini è praticamente impossibile). Traghetti? Nemmeno per sogno: solo Sardegna, Corsica e Sicilia. E allora macchina! Perché, purtroppo, sono proprio le quattro ruote che infine il nostro eroe dovrà utilizzare per la grande traversata, attraverso strade indegne, pericolose e infide.
Orsù, coraggio, novelli esploratori: il Grand Tour del terzo millennio vi aspetta. Fate testamento, salutate i vostri cari, un ultimo bacio ai bimbi (chissà se, o quando, li rivedrete) e partite alla scoperta della Calabria, l’ultimo paradiso sconosciuto d’Italia, Europa, Occidente.